Nel mondo della SEO, il termine thin content viene spesso associato a contenuti di scarsa qualità, poveri di informazioni, poco o per nulla utili per l’utente.
Tuttavia, per comprendere a fondo la portata di questo fenomeno e le sue conseguenze in termini di visibilità sui motori di ricerca, è necessario approfondire cosa si intenda esattamente per “contenuto scarso”, come viene percepito da Google e perché rappresenta una delle problematiche più comuni e dannose per un sito web.
Indice
- Cos’è e cosa si intende per thin content
- Thin Content e SEO, perché è un problema?
- Quali sono i thin content secondo Google, alcuni esempi pratici
- Come si possono generare i contenuti di scarso valore
- Come individuare e correggere i thin content
- Thin content ed EEAT, l’mportanza di autorevolezza e affidabilità
- Conclusioni
Cos’è e cosa si intende per thin content
Il termine thin content, letteralmente “contenuto sottile” o “contenuto scarso”, si riferisce a pagine web il cui valore informativo è insufficiente o nullo per l’utente.
Non si tratta solo di pagine brevi, ma di contenuti che mancano di profondità, originalità o rilevanza rispetto alla ricerca effettuata.
Ad esempio, pagine con poche righe di testo, senza elementi multimediali significativi o riferimenti utili, o con contenuti duplicati presi da altre fonti, rientrano nella categoria del thin content.
Va poi aggiunto di come il concetto non è legato esclusivamente alla quantità: esistono articoli lunghi che possono essere considerati thin content perché ripetitivi, ridondanti, copiati totalmente o parzialmente da altre fonti online, o privi di reale valore aggiunto.
Google nel corso del tempo ha affinato i suoi algoritmi per riconoscere e penalizzare le pagine con contenuti scarsamente utili agli utenti, poiché il suo obiettivo principale è fornire risposte pertinenti e di qualità alle query di ricerca.
Per questo motivo, il thin content è oggi uno dei principali “bersagli” dell’algoritmo di Google e una tra le cause principali di calo di traffico e posizionamento di un sito web.
Thin Content e SEO, perché è un problema?
Dal punto di vista SEO, il thin content può rappresentare un ostacolo significativo per ottenere buoni posizionamenti. L’algoritmo di Google, soprattutto da aggiornamenti come Panda e Helpful Content Update, è sempre più attento a individuare le pagine che non offrono valore agli utenti e tende a depotenziarle in termini di visibilità.
Le pagine giudicate come thin content possono essere ignorate, escluse dall’indice o far scivolare l’intero sito verso posizioni più basse nei risultati di ricerca.
Quando un sito contiene un numero significativo di contenuti di scarsa qualità, non solo quelle singole pagine subiscono una penalizzazione, ma anche la percezione complessiva del sito può essere compromessa.
Un dominio con molti contenuti di basso valore potrebbe essere percepito complessivamente come poco affidabile, spingendo Google a privilegiare competitor che offrono esperienze utente più ricche e pertinenti.
In casi estremi, un sito può persino essere colpito da penalizzazioni manuali, riducendo drasticamente il traffico organico e la visibilità.
Quali sono i thin content secondo Google, alcuni esempi pratici
Google identifica diverse tipologie di thin content, spesso associate a modelli ricorrenti di pagine web che non rispettano gli standard qualitativi richiesti.
Di seguito alcuni esempi comuni, ripresi dalla sua documentazione ufficiale.
Pagine con contenuto duplicato: pagine che riproducono testo copiato da altre fonti senza aggiungere informazioni originali o approfondimenti. Un esempio tipico sono le schede prodotto identiche in un e-commerce con contenuti copiati dai fornitori.
Pagine doorway (di passaggio): pagine create esclusivamente per posizionarsi su specifiche parole chiave, senza offrire un vero contenuto utile. Spesso sono strutturate per reindirizzare l’utente altrove, con testi artificiosi e ripetitivi. In questo caso, rischia di essere anche interpretata come chiara azione manipolatoria.
Pagine con contenuto generato automaticamente: testi prodotti tramite strumenti automatizzati senza un intervento editoriale umano che ne migliori la qualità. Questi contenuti possono risultare incomprensibili, incoerenti o eccessivamente generici.
Pagine affiliate con scarso valore: pagine che promuovono prodotti o servizi di terze parti tramite link di affiliazione, ma senza fornire recensioni dettagliate o informazioni originali che aiutino l’utente a prendere decisioni.
Contenuti editoriali oltremodo scarni: articoli troppo brevi o costruiti senza un’analisi approfondita del tema trattato, pensati per riempire il calendario editoriale più che per rispondere alle domande dell’utente.
Un esempio lampante può essere un blog che pubblica articoli di 200 parole su argomenti complessi come “come pianificare un matrimonio”: un contenuto così breve è chiaramente inadeguato rispetto alle aspettative dell’utente poichè è praticamente impossibile che riesca a esautorare tutti i punti collegati a un topic così di ampia portata.
Come si possono generare i contenuti di scarso valore
Se in alcuni casi può essere chiaro e palese l’azione malevola a fini manipolatori, va detto di come i thin content non sempre sono creati intenzionalmente. Spesso derivano da conoscenza errata, pratiche scorrette o strategie obsolete di content marketing.
Ad esempio:
Produzione frettolosa, che porta a creare contenuti in modo rapido per aumentare la frequenza delle pubblicazioni senza curare la qualità.
Duplicazione editoriale di contenuti, quindi riutilizzare lo stesso testo per più pagine per comodità o per risparmiare tempo, senza modificarlo o arricchirlo.
Eccessiva dipendenza dall’automazione, vale a dire affidarsi a strumenti automatici di scrittura senza un’adeguata revisione editoriale e senza arricchimento con informazioni di prima parte.
Mancanza di ricerca, ossia pubblicare contenuti senza effettuare un’analisi delle esigenze dell’utente o delle domande più frequenti.
Anche l’utilizzo eccessivo di contenuti promozionali può impoverire l’esperienza del lettore, trasformando articoli (e portali) potenzialmente utili in semplici vetrine di marketing.
Come individuare e correggere i thin content
Per migliorare la qualità del proprio sito, è fondamentale individuare e correggere i contenuti di scarso valore.
Alcuni strumenti SEO possono aiutare in questo processo. Strumenti come Google Search Console e tool per la web analytics , consentono di individuare pagine con bassi volumi di traffico, alte frequenze di rimbalzo e contenuti duplicati.
Una volta individuate le pagine problematiche, è possibile intervenire in diversi modi.
Migliorare il contenuto, quindi arricchire di dettagli, approfondimenti e elementi multimediali per rendere il testo più informativo e rilevante per gli utenti.
Accorpare contenuti simili, decidendo di unire più articoli simili in un’unica guida magari più completa e dettagliata.
Eliminare contenuti inutili. In alcuni casi, può essere preferibile rimuovere le pagine irrilevanti, soprattutto se non contribuiscono a migliorare la SEO complessiva del sito.
Aggiungere elementi di interattività come video, infografiche e tabelle che contribuiscono ad aumentare il valore percepito del contenuto.
Thin content ed EEAT, l’mportanza di autorevolezza e affidabilità
In ottica SEO, il concetto di EEAT rappresenta uno dei pilastri fondamentali per creare contenuti di qualità. EEAT, che in italiano sintetizza e corrisponde a esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità, è diventato sempre più rilevante con gli ultimi aggiornamenti degli algoritmi di Google.
I contenuti di scarso valore tendono a violare questi principi, poiché spesso non provengono da fonti autorevoli o non dimostrano competenza sull’argomento trattato.
Per migliorare l’EEAT, è importante:
- Affidarsi a esperti per la scrittura di articoli complessi e segnalare in modo chiaro chi è l’autore di quella risorsa.
- Inserire, in modo pertinente e ragionato, riferimenti a fonti affidabili, istituzionali e autorevoli.
- Aggiornare costantemente i contenuti per mantenerli pertinenti e accurati.
- Creare una pagina “Chi siamo” dettagliata, per migliorare la percezione di affidabilità del sito.
Conclusioni
In definitiva, evitare i thin content non significa solo creare testi lunghi, ma costruire contenuti originali, unici e pensati per rispondere alle reali esigenze degli utenti, offrendo valore aggiunto e dimostrando la propria competenza e autorevolezza.
Google premia i contenuti che mettono al centro l’esperienza dell’utente, e solo attraverso una strategia editoriale basata sulla qualità e la pertinenza è possibile ottenere risultati duraturi in termini di visibilità e posizionamento.