AI Overviews e qualità dei clic: come cambia davvero la ricerca secondo Google

L’introduzione delle AI Overviews, le risposte sintetiche generate da intelligenza artificiale che appaiono in cima alla SERP e a cui ci stiamo progressivamente abituando, ha segnato una delle trasformazioni più profonde nell’esperienza di ricerca su Google.

Per molti editori e content creator, queste nuove risposte hanno coinciso con una contrazione significativa del traffico organico. Ma Google ha una lettura diversa.

In un’intervista rilasciata al Financial Times nel marzo 2025, Elizabeth Reid, responsabile globale di Google Search, ha spiegato come l’obiettivo delle AI Overviews non sia quello di ridurre il traffico, ma di aumentare la qualità dei clic.

Secondo Reid, infatti, il nuovo modello porta utenti più intenzionati, più soddisfatti e più propensi a interagire in profondità con i contenuti dei siti.

Vediamo nel dettaglio cosa ha dichiarato, come si inserisce nel contesto strategico di Google e cosa significa tutto questo per chi si occupa di search marketing.

Dalle metriche di traffico alla qualità dei clic, la nuova narrativa di Google

Uno dei passaggi più significativi dell’intervista è questo:

“Vediamo che i clic sono di qualità superiore, perché non si tratta di utenti che cliccano su una pagina web per poi scoprire che non è quello che cercavano e abbandonarla subito. Restano di più sui siti. E notiamo anche una maggiore diversità di fonti nei risultati.”

È una risposta diretta alle crescenti preoccupazioni degli editori che, da quando le AI Overviews sono apparse nelle SERP, stanno registrando cali di traffico organico anche a doppia cifra. Google, dal canto suo, sposta il focus su un’altra metrica: la permanenza e l’intenzione di ricerca degli utenti che arrivano a cliccare.

Questa narrazione si ricollega anche a quanto già espresso da Sundar Pichai, CEO di Alphabet, che aveva dichiarato come i link inseriti dentro le AI Overviews abbiano tassi di clic più alti rispetto a quelli presenti fuori da esse.

Ma, ed è qui che serve equilibrio, non ci sono dati pubblici verificabili che confermino questa affermazione in modo sistematico. Anzi, i casi documentati (come quello di Chegg, piattaforma educativa che ha perso gran parte del traffico da maggio 2024) sembrerebbero suggerire il contrario.

La funzione delle AI Overviews secondo Google: sintesi, profondità, frammentazione positiva

Reid prosegue spiegando che le AI Overviews sono progettate per:

“Farti iniziare e poi aiutarti ad approfondire.”

Uno degli argomenti chiave è la difficoltà, in alcune query complesse, di trovare una singola pagina web che risponda in modo esaustivo. Qui entrano in gioco le capacità dell’AI generativa di scomporre una richiesta complessa in più sottoparti informative, e poi proporre un insieme di fonti distinte, ciascuna focalizzata su una parte del problema.

“Se stai confrontando due oggetti non tradizionalmente comparati, possiamo trovare una pagina su un oggetto, una sull’altro, e aiutarti a esplorare meglio ogni aspetto.”

In sostanza, Google riconosce che molte pagine web sono superficiali, pur trattando (teoricamente) l’intera query. Le AI Overviews, allora, diventano uno strumento per guidare l’utente attraverso percorsi informativi più mirati e meno dispersivi.

La monetizzazione: pubblicità e contenuti commerciali nelle AI Overviews

Un altro punto trattato nell’intervista riguarda la presenza degli annunci pubblicitari all’interno delle AI Overviews. Reid è molto chiara:

“Quando riteniamo che una query abbia intento commerciale – ad esempio, voglia di acquistare – possiamo mostrare annunci. Ma non vogliamo inondare tutti di pubblicità.”

L’approccio è quindi contestuale: se la domanda è informativa (es.“come pulire una macchia sul divano”), Google mostra contenuti editoriali; se emerge un bisogno latente di acquisto, può intervenire con suggerimenti pubblicitari (es.”potresti considerare un prodotto smacchiante”).

Questo tipo di integrazione, presentata come nativa e coerente, ha un impatto notevole sia per gli advertiser sia per i publisher, che vedono ridefinito il confine tra contenuto informativo e contenuto sponsorizzato.

Search non diventa un chatbot: la posizione netta di Google

Una parte interessante dell’intervista riguarda l’identità stessa di Google Search, che non si trasformerà in un chatbot stile ChatGPT. Reid afferma:

“La ricerca è pensata come risposta a domande informative. Se hai una domanda con più parti e un seguito, non vuoi ripeterti. Ma non è un’amica con cui chiacchierare: è uno strumento per organizzare l’informazione.”

Questo ribadisce la volontà di Google di differenziarsi dal modello conversazionale puro, mantenendo un impianto fondato sulla precisione e la verifica dei fatti, anziché sulla creatività o la naturalità dialogica.

“Nei nostri modelli, poniamo molta attenzione alla factuality. È un aspetto che abbiamo continuato a rafforzare negli ultimi mesi.”

Le nuove abitudini di ricerca: query più lunghe e multimodali

Un ultimo spunto prezioso riguarda l’evoluzione del comportamento degli utenti. Secondo Reid:

Le query si allungano, e gli utenti, soprattutto i più giovani, pongono domande più articolate, più sfumate.

Cresce la multimodalità, con le ricerche combinano testo e immagini, non più separatamente ma nella stessa interazione.

Questo trend rappresenta una sfida diretta per chi produce contenuti: essere trovabili non solo per parole chiave, ma per intenzioni complesse, formati misti e contesti d’uso specifici.

Le implicazioni per la SEO

La direzione è chiara: Google si sta trasformando in un sistema di intermediazione intelligente, che non si limita a mostrare link, ma seleziona, riformula e indirizza attivamente. Le AI Overviews sono solo l’inizio di un processo che ridefinisce la natura stessa della visibilità organica.

Per chi lavora nella SEO, questo implica:

  • ripensare la strategia editoriale in funzione di query complesse e sfaccettate
  • lavorare all’ottimizzazione dei contenuti per ottenere citazioni e visibilità all’interno delle AI Overviews, non solo per posizionarsi in prima pagina,
  • monitorare nuove metriche di valore, come la profondità dei clic, la durata della sessione, la pertinenza percepita.

La quantità di traffico, da sola, non sarà più sufficiente per valutare il successo di una strategia SEO.

Vuoi migliorare la SEO del tuo sito web? Contattaci Adesso!